TVCC / CCVE VideoSicurezza

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Storia della TVCC

La videosorveglianza nasce in ambito analogico e la sua storia è molto più breve di quella dei sistemi anti-intrusione, presenti nella storia dell’uomo sino dall’antichità in diverse forme ed applicazioni.

La prima applicazione o esperimento noto viene attribuito all’ ingegnere tedesco Walter Bruch nel 1942. L’ impianto fu realizzato dalla Siemens AG a Peenemunde sulla rampa di lancio VII e serviva a monitorare i lanci dei razzi V-2, i piu’ sofisticati missili militari della Seconda Guerra Mondiale.

Per le prime applicazioni ad uso non militare bisogna attendere il 1965, quando le forze di Polizia negli Stati Uniti,

intuirono il prezioso contributo che un sistema di videosorveglianza avrebbe potuto offrire per il controllo del territorio cittadino.

 

Un altro grande contributo alla diffusione delle telecamere avvenne nella metà degli anni 70 con l’introduzione del CCD,

un piccolo circuito integrato in grado di acquisire le immagini e di sostituire il piu’ ingombrante e costoso

 

Tubo Vidicon.

 

Per quanto riguarda la registrazione video, il primo prototipo di registratore su nastro magnetico fu sviluppato nel 1952 dalla Ampex, negli Stati Uniti. Il videoregistratore utilizzava una testina rotante ed un nastro che si muoveva in modo relativamente lento.

Nel 1956 la Ampex ne iniziò la commercializzazione su scala industriale con il VR-3000, il primo della serie dei registratori su nastro video da 2 pollici su 4 tracce, ma oltre a risultare un prodotto molto ingombrante, si dimostrò anche eccessivamente costoso.

Il primo sistema che sostituiva le ingombranti e scomode bobine con le prime cassette compatte contenti un nastro magnetico, fu introdotto dalla Sony verso la fine degli anni 60, ma il sistema era ancora molto poco pratico.

Nel 1972 la Philips mise sul mercato l’ N1500, probabilmente l’ antenato dei sistemi di videoregistrazione domestica, di dimensioni molto piu’ contenute, perciò adatto per le applicazioni di uso domestiche.

 

Il 1º giugno 1975 la Sony lanciò sul mercato giapponese i primi due modelli di Betamax, il lettore SL-6300 e la console LV-1801.

 

Dopo un anno e 30000 prodotti venduti però, arrivò il VHS della JVC, apparentemente simile, ma in realtà molto diverso dal Betamax.

Le cassette erano di maggiori dimensioni, la qualità era decisamente più scadente ma la capacità di immagazzinamento per ogni singolo nastro arrivò a toccare perfino le 4 ore.

A differenza di Sony, JVC cercò altri alleati, diffondendo e vendendo il brevetto VHS anche ad altre aziende, sia tra i produttori che tra le case cinematografiche e questo contribuì ad una solida affermazione del prodotto e soprattutto a mantenere i prezzi del VHS più bassi rispetto al concorrente.

Pochi anni piu’ tardi comparvero i primi registratori VHS time laps, con i quali divenne possibile registrare in maniera economica, fino a 960 ore di filmati su una stessa videocassetta.

 

 

Nel 1999 comparvero sul mercato i primi DVR, apparati in grado di acquisire un video e archiviarlo su hard-disk.

Lo sviluppo delle tecnologie adottate nel DVR, permisero di andare ben oltre alla semplice registrazione del video, infatti questi dispositivi si dimostrarono molto efficienti nel trattamento digitale delle immagini, specie nel campo della sicurezza.

Con gli anni 1999/2000 inizia l’era della videosorveglianza come la trasmissione e l’archiviazione di dati digitali (non più segnali analogici). Il sistema di trasmissione e collegamento più diffuso per applicazioni CCTV analogiche è di fatto il cavo coassiale RG-59 su cui viene trasmesso non solo il segnale video ma anche di comandi e semplici segnali.

La trasmissione digitale di segnali video CCTV si è sviluppata poi sullo standard Ethernet, che utilizza cavi in rame multicoppia twistati  per la trasmissione dati su protocollo TCP/IP.

 

 

Infine, grazie all’utilizzo del protocollo universalmente riconosciuto come standard per la trasmissione dati, TCP/IP, l’evoluzione della videosorveglianza digitale  ha permesso la completa integrazione di questi sistemi nelle reti informatiche moderne, favorendone la diffusione, permettendo analisi automatiche con funzioni antiterrorismo, riconoscimento volti e targhe, tracciatura di percorsi, comportamenti anomali ed altro.


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